Equus ferus – cavallo selvatico
(Boddaert, 1875)
Età: Pleistocene medio-Olocene (0.6 milioni di anni fa-attuale)
Questo Equidae fa parte delle faune della cosiddetta “Terza Fase” del Valdarno, avvenuta tra la fine del Pleistocene medio e l’inizio del Pleistocene superiore (circa tra 300.000 e 100.000 anni fa), in cui si assiste ad un progressivo raffreddamento ed inaridimento dell’ambiente, con la formazione di ampi spazi aperti di steppa e l’arrivo di faune che testimoniano tali cambiamenti. Sulla base di recenti studi di genetica, è stato appurato come il genere americano Hippidion sia molto vicino al cavallo attuale, pertanto è probabile che quest’ultimo si sia originato in Nord America all’inizio del Calabriano (circa 1.8 milioni di anni fa), per poi immigrare successivamente in Estremo Oriente passando dallo stretto di Bering. Da qui in un secondo momento il cavallo selvaggio si sarebbe espanso nel resto dell’Asia ed in Europa a partire da circa 160.000 anni fa; curiosamente, si sarebbe estinto in America settentrionale alla fine del Pleistocene, per poi essere reintrodotto solo in seguito all’arrivo degli europei nel XVI secolo. Attualmente sono viventi due sottospecie di cavallo: Equus ferus caballus, che comprende tutte le razze domestiche, ed Equus ferus przewalskii, il cavallo di Przewalski, il quale vive in Mongolia ed in Cina ed è l’ultimo vero cavallo selvaggio esistente; popolazioni selvatiche o semi-selvatiche in altre parti del mondo, come i mustang americani, sono invece cavalli domestici reinselvatichiti. Fino all’età contemporanea è esistita inoltre in Asia ed in Europa la sottospecie nominale Equus ferus ferus, o tarpan, da cui sono state selezionate le prime varietà domestiche circa 5.500 anni fa. L’ultimo esemplare noto di tarpan è morto in cattività nel 1918, mentre l’ultimo esemplare selvatico di cavallo di Przewalski è stato avvistato nel 1969, per poi essere stato considerato estinto in natura fino al 2008, anno in cui è stato reintrodotto con successo a partire da una popolazione in cattività. Al momento della reintroduzione di questa sottospecie di cavallo, un tempo diffusa nelle steppe di Cina e dell’Asia orientale, erano presenti 325 esemplari allo stato brado in Mongolia, mentre attualmente è stato reintrodotto anche in Cina, con un harem libero ed una sessantina di altri animali allo stato semi-brado, i quali tornano al punto di acclimatazione ogni inverno dopo aver trascorso buona parte dell’anno in libertà. Il cavallo di Przewalski è un cavallo baio dal manto color senape proporzionalmente più robusto delle varietà domestiche, essendo alto tra 1.2 e 1.46 m alla spalla per 200-300 kg di peso. Le femmine di Equus ferus przewalskii vanno in estro per la prima volta intorno ai 2 anni di vita, ma non si accoppiano fino ai 3; allo stesso modo, i maschi raggiungono la pubertà a 3 anni di età ma non si riproducono prima dei 5-6, in quanto devono essere grandi e forti a sufficienza da poter difendere un gruppo di femmine da altri maschi. Come nel caso dei cavalli reinselvatichiti, il cavallo di Przewalski vive infatti in gruppi familiari di femmine associate ad un singolo stallone, il quale allontana gli altri maschi principalmente con esibizioni di forza che con atti di violenza veri e propri. I maschi che non riescono invece a conquistare un gruppo di femmine vivono per conto loro in piccoli gruppi instabili. Le femmine di questa sottospecie di cavallo sono ricettive a partire dalla primavera fino a tutta l’estate; il periodo di gestazione è di circa 11-12 mesi, pertanto il puledro viene alla luce approssimativamente un anno dopo essere stato concepito. Il cavallo è un pascolatore che si nutre principalmente di piante erbacee, proprie degli ambienti di prateria e di macchia dove vive; come dimostrano alcune popolazioni di cavalli reinselvatichiti e lo stesso cavallo di Przewalski, è capace di sopravvivere in ambienti relativamente aridi e privi di acqua, sebbene preferisca ambienti con una vegetazione più diffusa e con acqua piuttosto vicina rispetto a dove si nutre.
Bibliografia
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