Mammuthus primigenius – mammuth lanoso
(Blumenbach, 1799)
Età: Pleistocene medio-Olocene (300.000-3.700 anni fa ca.)
Il mammuth lanoso è senza alcun dubbio uno degli animali preistorici del Quaternario più iconici e noti, anche a causa del ritrovamento nelle regioni artiche di mummie congelate perfettamente preservate. Questo grande proboscidato, caratterizzato da zanne lunghe e ricurve, raggiungeva le dimensioni di un elfante africano di savana attuale (Loxodonta africana), con gli esemplari europei più grandi di quelli siberiani: i primi raggiungevano infatti i 3.15 m di altezza alla spalla per 6 t di peso, con alcuni esemplari particolarmente grandi che probabilmente potevano raggiungere persino 8 t di stazza, mentre i membri delle popolazioni asiatiche erano un po’ più piccoli, raggiungendo l’altezza di un elefante asiatico attuale (Elephas maximus), nonostante fossero comunque più pesanti. In ogni caso, i membri del genere Mammuthus (comprensivo anche dell’elefante meridionale, Mammuthus meridionalis, presente anch’esso precedentemente in Valdarno ma che non costituisce un antenato diretto del mammuth lanoso) sono più strettamente imparentati con gli elefanti asiatici che non con gli elefanti africani. Grazie alla comparazione tra i genomi delle varie specie, dovuta all’eccellente preservazione di alcune mummie di Mammuthus primigenius, è stato possibile appurare come gli elefanti asiatici siano i parenti viventi più prossimi dei mammuth, mentre gli elefanti africani si sono evoluti prima all’interno della famiglia Elephantidae. In effetti, la divergenza tra i proboscidati estinti e gli attuali elefanti asiatici è stata stimata alla fine del Messiniano, circa tra 6 e 8 milioni di anni fa, mentre gli elefanti africani si sono separati dagli altri membri della famiglia all’inizio del Messiniano, tra 7 e 9 milioni di anni fa circa. Il mammuth lanoso si è plausibilmente evoluto alla fine del Pleistocene medio in Beringia, un ponte di terra presente nello stretto di Bering ed oggi sommerso, per poi immigrare contemporaneamente in Eurasia (in cui è diffuso dall’Europa occidentale ed in Inghilterra sino in Giappone, lungo il Circolo Polare Artico) ed in Nord America; qui probabilmente si incrociò con l’autoctono mammuth della Columbia (Mammuthus columbi), dando vita alla specie ibrida chiamata mammuth di Jefferson (“Mammuthus jeffersoni”). Questo grande animale si era specializzato per vivere in un ambiente freddo e relativamente arido, a differenza degli elefanti attuali: il corpo era ricoperto da uno spesso manto di lunghi peli castano-rossicci, le orecchie erano piccole e la coda corta, in modo tale da diminuire al massimo la dispersione del calore. Allo stesso modo, lo svezzamento dei piccoli iniziava verso i 2 anni ma non veniva completato prima dei 3, in quanto i rigidi inverni boreali, con la loro notte perenne e la scarsità di cibo, assieme all’elevato numero di predatori, imponevano ai cuccioli un periodo di allattamento più prolungato. Rispetto alle specie più antiche del genere il mammuth lanoso presentava inoltre denti con smalto munito di un maggior numero di lamelle (24-28) ed un cranio più corto ed alto, indicando un animale che si nutriva di una grande varietà di vegetali ma principalmente di piante erbacee, le più abbondanti negli ambienti di steppa e di tundra dove viveva. In alcuni casi ed in alcuni areali, come per esempio nelle regioni più settentrionali, si nutriva persino esclusivamente di erbe. Il mammuth lanoso cominciò ad estinguersi nel continente alla fine dell’ultima glaciazione, intorno a 12.000 anni fa, all’inizio dell’Olocene; tuttavia, alcune popolazioni relitte sopravvissero in Siberia fino a 9.600 anni fa circa, ed è persino nota una popolazione di esemplari di dimensioni relativamente ridotte provenienti dall’isola di Wrangel, nell’Artico siberiano, i cui ultimi individui risalgono appena a 3.700 anni fa circa.
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